Ogni continente della Terra ha una sua individualità non solo per caratteristiche fisiche, ma anche per ragioni storiche e culturali, per le civiltà che vi hanno vissuto e per i popoli che vi abitano.
Tenendo conto di questi aspetti, possiamo distinguere sette continenti:
Europa, Asia, Africa, America settentrionale e centrale, America meridionale, Oceania, Antartide.
Studieremo l’Europa (e l’Italia che ne è parte) dal punto di vista geografico, per capire le ragioni che hanno favorito l’insediamento umano e per conoscere i paesaggi che nei secoli gli uomini hanno creato modificando i diversi ambienti naturali.
L’Europa si trova interamente nell’emisfero boreale, quindi a nord dell’Equatore. Per dimensione è il sesto continente (supera i 10 milioni di km2) ed è il terzo come popolazione.
Continente | Superficie (in km2) | Popolazione |
---|---|---|
Europa | 10 365 470 | 717 583 695 |
Asia | 44 804 194 | 4 284 024 496 |
Africa | 30 147 296 | 1 072 661 417 |
America settentrionale e centrale | 24 391 134 | 555 530 228 |
America meridionale | 17 818 022 | 407 325 030 |
Oceania | 8 530 577 | 39 197 237 |
Antartide | 14 000 000 | 4000 persone circa in estate - 1000 persone circa in inverno |
Dal punto di vista fisico, non costituisce un continente a sè stante, ma è una vasta penisola dell’Asia protesa nell’Oceano Atlantico: si parla infatti di Eurasia. Tuttavia i geografi, sin dai tempi antichi, hanno sempre considerato Europa e Asia due continenti distinti per le loro diversità etnico-culturali. Rispetto agli altri continenti, l’Europa ha una forma molto più irregolare, con una linea costiera molto frastagliata e molte isole e arcipelaghi.
L’Eurasia, insieme con l’Africa, è stata denominata “continente antico” per distinguerlo da quello “nuovo” (l’America) e da quello “nuovissimo” (l’Oceania), secondo criteri storici che indicano la successione con cui le terre emerse sono state scoperte e colonizzate dagli europei.
In Europa le catene montuose sono prevalentemente orientate da est a ovest. Ciò permette ai venti che soffiano dall’Atlantico di portare umidità e pioggia anche in alcune regioni interne. L’Europa, grazie alla posizione geografica e alle sue caratteristiche geomorfologiche, presenta condizioni climatiche ideali al popolamento dell’uomo e alle attività produttive. Inoltre gode di buoni collegamenti con l’Asia e con l’Africa; attraverso l’Oceano Atlantico sono agevoli anche i collegamenti con l’America.
Osserviamo i confini del nostro continente:
I geografi distinguono i rilievi in montagne e colline. Le montagne si elevano al di sopra dei 600 metri sul livello del mare (abbreviato “s.l.m.”), mentre le colline sono rilievi più bassi, con un’altitudine compresa fra i 300 e i 600 metri. Al di sotto dei 300 metri abbiamo il territorio delle pianure.
In questa lezione vedremo quali sono le principali aree montuose dell’Europa e impareremo anche a riconoscere l’età delle montagne osservando come sono fatte.
Osservando la carta fisica dell’Europa, notiamo che le montagne prevalgono a sud, le grandi pianure a nord e a est. Infatti, le montagne più elevate del nostro continente si allungano da ovest a est a formare una serie quasi ininterrotta di sistemi montuosi.
Rilievo | Altezza (in m) | Catena |
---|---|---|
Elbrus | 5642 | Caucaso |
Dyhtau | 5203 | Caucaso |
Shkhara | 5068 | Caucaso |
Kazbek | 5047 | Caucaso |
Monte Bianco | 4810 | Alpi |
Monte Rosa | 4635 | Alpi |
Dom | 4545 | Alpi |
Weisshorn | 4505 | Alpi |
Cervino | 4478 | Alpi |
Dent Blanche | 4357 | Alpi |
Nella Penisola Iberica troviamo due catene principali: a sud la Sierra Nevada che si alza nel Mulhacén, la cima più alta (3478 m); a nord la catena montuosa dei Pirenei (la cui vetta più alta è il Pico de Aneto, 3404 m), che separa la Spagna dalla Francia. Tra le due catene si estende il grande altopiano della Meseta.
Proseguendo verso ovest incontriamo le Alpi, un arco montuoso di circa 1300 chilometri, la cui cima più alta è il Monte Bianco (4810 m). La catena alpina è anche la più “internazionale” del mondo, infatti interessa il territorio di ben otto Stati: Francia, Principato di Monaco, Italia, Svizzera, Austria, Germania, Liechtenstein, Slovenia.
La catena degli Appennini forma la dorsale della Penisola Italiana; la sua vetta più alta è il Gran Sasso d’Italia (2912 m) che si trova in Abruzzo.
La Penisola Balcanica è attraversata lungo le coste adriatiche dalle Alpi Dinariche e dai monti del Pindo; proseguendo a est, verso l’Europa centrale, troviamo i Monti Balcani, le Alpi Transilvaniche e l’arco dei Carpazi chiuso a ovest dai monti Tatra.
Un aspetto accomuna tutte queste montagne: esse, come le Alpi, appartengono all’orogenesi alpino-himalayana (avvenuta tra 60 e 2 milioni di anni fa).
Sono quindi montagne “giovani”, che presentano forme impervie e cime elevate tra le quali spesso si trovano i ghiacciai.
All’orogenesi alpino-himalayana appartiene anche la catena del Caucaso, lunga oltre 1200 chilometri, che segna il confine geografico sud-orientale tra Europa e Asia; qui vi sono le montagne più alte del continente europeo, tra le quali l’Elbrus (5642 m). La stessa orogenesi ha dato origine a molte altre catene montuose in Asia, tra cui quella dell’Himalaya, dove si trovano le montagne più alte della Terra.
Osserviamo ora i rilievi dell’Europa centrale. Partendo dalla parte più occidentale della Francia e proseguendo verso est troviamo la catena delle Cevenne e il Massiccio Centrale, il massiccio del Giura, i Monti Vosgi, la Selva Nera, il Massiccio Renano, i Monti Metalliferi, la Selva Boema e i Sudeti. Alcuni di questi rilievi si chiamano “Selve” perché sono spesso ricoperti da fitte foreste di abeti. Sono rilievi che non superano i 2000 metri, dalle forme più arrotondate perché hanno subìto a lungo l’erosione degli agenti atmosferici. Queste montagne risalgono all’orogenesi ercinica, che ha avuto il suo apice 300 milioni di anni fa.
All’orogenesi ercinica risalgono anche gli Urali che, come abbiamo detto, dividono l’Europa dall’Asia. Gli Urali si estendono per 2500 chilometri tra il Bassopiano Sarmatico e il Bassopiano Siberiano Occidentale.
Montagne ancora più antiche si trovano nell’Europa del Nord. Risalgono a circa 400 milioni di anni fa, ai tempi dell’orogenesi caledoniana (Caledonia è l’antico nome della Scozia). Di esse non rimane però che una serie di rilievi di modesta altitudine che si trovano in Gran Bretagna: i Monti Pennini, Cambrici e Grampiani, che raggiungono la quota massima nel Ben Nevis (1343 m).
Più impervie, anche se appartenenti alla stessa orogenesi, sono le Alpi Scandinave; il loro versante occidentale degrada ripido nel Mare del Nord e nel Mar di Norvegia, formando profonde valli glaciali dette fiordi. I due maggiori monti della catena sono il Galdh¯piggen (2469 m) e il Glittertind (2464 m).
Nonostante l’aspetto inospitale, le montagne sono state abitate fin dalla preistoria dall’uomo, che ha saputo utilizzare le loro risorse con un’economia basata sull’agricoltura, sullo sfruttamento del bosco e sull’allevamento.
La ripidezza del terreno ha rappresentato spesso un ostacolo all’insediamento umano. Questo fattore ha condizionato l’uomo nella scelta dei luoghi più adatti alla costruzione dei villaggi, quasi sempre sorti nei fondovalle o sui pianori dei versanti rivolti verso sud, quindi maggiormente esposti ai raggi del Sole.
La morfologia delle montagne ha costretto l’uomo a duri lavori di terrazzamento: per aumentare la superficie coltivabile, le popolazioni hanno infatti trasformato i versanti più ripidi in una serie di ripiani sostenuti da muretti a secco. In genere, a queste coltivazioni a terrazza corrispondeva un’agricoltura di sussistenza.
In diverse aree di montagna si sono sviluppate la frutticoltura e, sui versanti meglio esposti al Sole, la viticoltura. Molto importante è anche lo sfruttamento dei boschi (silvicoltura) per la produzione di legname da costruzione; dopo lo sfruttamento eccessivo dei decenni passati, il patrimonio forestale sta oggi aumentando grazie ai rimboschimenti. L’agricoltura è integrata dall’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini, finalizzato alla produzione di latte, burro e formaggio: un’attività remunerativa se ben organizzata (ad esempio con caseifici dotati di moderni macchinari).
In alcune aree montuose è ancora praticata la tradizionale transumanza stagionale dai villaggi di fondovalle agli alpeggi estivi d’alta quota.
Tipico delle regioni montuose è l’artigianato della pietra e del legno, ancora oggi fiorente.
Da alcuni decenni, il turismo è diventato la fonte di reddito più importante per le popolazioni di montagna. Con il diffondersi degli sport alpini il turismo è diventato un fenomeno di massa che ha cambiato il paesaggio delle montagne. I vecchi paesi hanno perso le loro storiche caratteristiche architettoniche e si sono ingranditi con la costruzione di alberghi, case, condomini. Il turismo ha rallentato lo spopolamento delle montagne offrendo nuove possibilità di lavoro (albergatori, maestri di sci, addetti agli impianti ecc.), che hanno sostituito o si sono affiancate a quelle tradizionali agricole e pastorali. Le aree montuose, quindi, non sono più sinonimo di arretratezza e povertà. Le diverse risorse, se sfruttate in modo razionale, hanno infatti portato sviluppo e ricchezza in molte regioni; pensiamo, per esempio, alla Svizzera e all’Austria, Paesi montuosi e dall’economia fiorente. Il rovescio della medaglia dello sviluppo turistico è il degrado dell’ambiente; a questo si è cercato di porre rimedio istituendo parchi e riserve protette allo scopo di conservare quanto è rimasto del patrimonio di flora e fauna.
Come accade nel caso di molti altri ghiacciai di alta quota, anche il ghiacciaio Presena, in Trentino, è a rischio: infatti si sta lentamente sciogliendo e la sua superficie si sta progressivamente riducendo. Per limitare questo fenomeno, i tecnici hanno inventato una speciale copertura altamente tecnologica che protegge il manto nevoso dai raggi solari. Il Presena è il primo ghiacciaio delle nostre Alpi a ricevere questo tipo di copertura anti-caldo. La “coperta” misura circa 90 000 metri quadrati, pari alla superficie di 20 campi di calcio, e salvaguarda circa 130 000 metri cubi di neve. Alla base dell’intervento ci sono motivi di ordine ambientale, ma anche di tipo turistico: il Presena è infatti inserito in un’area sciistica di grande importanza, il comprensorio dell’Adamello Ski.
Ricordano le cronache che nel Medioevo carovane di muli carichi di merci in estate potevano transitare senza problemi dal colle Teodulo, che mette in comunicazione la Valle d’Aosta con il Vallese (Svizzera). Oggi il colle è ricoperto da un ghiacciaio sul quale si pratica lo sci estivo. Dal termine dell’ultima glaciazione, infatti, i ghiacciai alpini hanno registrato fasi di ritiro e di avanzata dovute alla variazione delle temperature e della quantità delle precipitazioni nevose.
Oggi siamo in una fase di regresso che interessa quasi tutti i ghiacciai del mondo. Gli studiosi hanno infatti calcolato che solo sulle Alpi, dalla metà del XIX secolo a oggi, i ghiacciai si siano ridotti del 54% e potrebbero essere a rischio di estinzione entro il 2100.
Il problema dello scioglimento dei ghiacciai è molto grave perché i ghiacciai polari e di montagna costituiscono le più grandi riserve di acqua dolce della Terra: più di tre quarti di quanto hanno a disposizione gli uomini, otto volte circa l’acqua del Mediterraneo. I ghiacciai ricoprono il 3% di tutta la superficie terrestre e il 10% delle terre emerse.
L’acqua dei ghiacciai viene sfruttata dall’uomo per molteplici scopi:
Quello dei ghiacciai è un patrimonio che l’uomo deve conservare, in un mondo in cui le altre fonti di acqua dolce (i laghi, i fiumi, le falde sotterranee) sono soggette a un progressivo inquinamento.
Le grandi catene montuose dell’Europa non hanno mai costituito un ostacolo insormontabile alle comunicazioni. Fin dal passato gli uomini hanno individuato passi e valichi per oltrepassare le montagne; le popolazioni che vivevano in questi luoghi riscuotevano i dazi per il passaggio di uomini e merci.
Gli Urali, catena montuosa di origine antichissima e dalla modesta altezza, non hanno mai rappresentato una vera e propria barriera tra l’Europa e l’Asia. Già nella seconda metà del XVI secolo lo zar Ivan il Terribile mandò i cosacchi alla conquista della Siberia: essi attraversarono il passo che, a soli 450 metri di quota, segna lo spartiacque tra il bacino del fiume Volga (Mar Caspio) e il bacino del fiume Ob (Mar Glaciale Artico).
La catena montuosa dei Pirenei è percorsa da strade che conducono ai valichi, ma che sono prive di larghe vallate di accesso: per questo motivo i traffici attraverso i Pirenei si svilupparono di preferenza ai due margini della catena, lungo le coste. Dal punto di vista storico, il passo più significativo è quello di Roncisvalle, situato in territorio spagnolo a un’altitudine di 1057 metri: qui, raccontano i poemi del ciclo carolingio, il paladino Orlando al seguito della retroguardia dell’esercito di Carlo Magno fu ucciso in un’imboscata.
Il Passo del Gran San Bernardo, valico tra l’Italia e la Svizzera situato a 2473 metri di altitudine, già in epoca romana costituiva un’importante via di comunicazione attraverso le Alpi. Nell’XI secolo d.C. un religioso, san Bernardo di Mentone, promosse la costruzione di un ospizio per accogliere i numerosi viaggiatori, proteggerli e dare loro indicazioni sul percorso. L’assistenza era assicurata da servi o monaci (detti marroniers) che, a partire dal XVIII secolo, vennero affiancati dai cani San Bernardo, particolarmente utili nel tracciare le piste nella neve fresca e ritrovare i viaggiatori dispersi nel maltempo. Nel maggio del 1800 il Passo del Gran San Bernardo venne attraversato da Napoleone Bonaparte, nel corso della Campagna d’Italia. Il suo esercito era composto da 40 000 fanti, 5000 cavalieri e 8 obici, che vennero trasportati sulla neve grazie a slitte ricavate dai tronchi degli alberi.
“Porte di Ferro” è il nome di una profonda gola attraversata dal Danubio lungo il confine tra Serbia e Romania, che segna il passaggio dai Carpazi meridionali ai Balcani. Nelle rocce a picco di queste gole impervie i romani, nel I secolo d.C., intagliarono una spettacolare strada militare e l’imperatore Traiano innalzò un ponte. Sulla sponda destra un’epigrafe ancora visibile, la Tabula Traiana, ne commemora la realizzazione.
La catena montuosa del Caucaso è attraversata dalla Strada Militare Georgiana, che mette in comunicazione la Georgia con la repubblica russa dell’Ossezia del Nord. Il punto più elevato e spartiacque della catena è il Passo della Croce (2200 m), ma il confine si trova molto più in basso, ai 1400 metri della Gola di Dariali, un canyon spettacolare citato come “cancello caucasico” già dagli antichi geografi greci. Il nome deriva dalla parola persiana Dar-y-Alan, cioè “la porta degli alani”, poiché rappresentava l’inizio del territorio appartenente agli antichi alani, gli antenati degli osseti d’oggi.
Come abbiamo detto, generalmente si definiscono colline i rilievi di altezza compresa fra 300 e 600 metri, ma talvolta la distinzione tra montagne e colline non è così precisa. Le colline possono avere diverse origini:
Le colline sono presenti in tutto il territorio europeo, di solito nelle zone circostanti le catene montuose. In alcune regioni le colline dominano il paesaggio.
Come puoi vedere nella carta 2 dell’Atlante, nell’area orientale sorgono colline molto antiche, come il Rialto Centrale Russo, il Valdaj e le Alture del Volga, nate dall’erosione di antiche montagne. Estesi territori collinari si trovano nelle Isole Britanniche e in tutta l’Europa centrale: tra la Francia e il Belgio si estendono le Ardenne; in Germania centrale il Massiccio Renano assume in più punti una morfologia collinare.
Ricchissima di colline è anche l’Europa meridionale, dalla Penisola Iberica ai Balcani. In Italia il paesaggio delle colline copre più del 40% della superficie del territorio ed è dominante in alcune Regioni.
Fin dall’antichità i territori collinari sono stati scelti dall’uomo come luogo per edificarvi paesi e città. Le cause sono molteplici: le favorevoli caratteristiche climatiche rispetto alle pianure sottostanti, spesso paludose e malariche; la maggiore possibilità di difesa dagli attacchi nemici; la fertilità del terreno che, in caso di pendenza eccessiva, viene coltivato a terrazze.
L’attività economica tradizionale delle aree collinari è l’agricoltura: le coltivazioni più diffuse sono quelle dei cereali, degli ortaggi e degli alberi da frutta. Tipici delle colline sono anche i vigneti e gli oliveti, da cui si è sviluppata la produzione di vino e olio. La bellezza e la varietà dei paesaggi di collina richiamano molti turisti, grazie anche alle attività agricole, quali agriturismo o vendita diretta di prodotti tipici.
La pianura è un territorio la cui altezza sul mare è inferiore ai 300 metri. Le pianure sono anche chiamate bassopiani per distinguerle dagli altopiani, anch’essi territori pianeggianti, ma posti a un’altitudine di almeno 300 m, spesso delimitati da montagne. Ai bassopiani si contrappongono le depressioni, cioè i territori pianeggianti situati al di sotto del livello del mare.
Le pianure possono avere diverse origini.
Alcune sono il risultato dell’erosione operata dagli “agenti” esogeni (pioggia, vento, ghiacciai) che, nel corso di milioni di anni, hanno piallato antichissimi rilievi. Questo processo ha dato origine a pianure molto antiche anche in Europa, come il Bassopiano Sarmatico, in Russia.
Molte pianure sono di origine alluvionale, cioè si sono formate nel corso dei millenni a causa dell’accumulo di terra, sassi, ciottoli (i detriti alluvionali), depositati dai ghiacciai e dai fiumi che scendono dalle montagne. La pianura alluvionale presenta due zone morfologicamente diverse: l’alta pianura, che occupa la zona ai piedi delle montagne e ha un territorio più elevato, ondulato e leggermente in pendenza; la bassa pianura, che occupa la parte più vicina alla foce del fiume e alle coste, e presenta un territorio più piatto e che si abbassa fino al livello del mare. Geologicamente, le pianure alluvionali sono più giovani degli altri tipi di pianure. Sono tali, per esempio, la Pianura Padana, originata dal Po e dai suoi affluenti, la Pianura Ungherese e la Valacchia, entrambe formate dal Danubio.
In corrispondenza delle foci le piane alluvionali continuano ad avanzare nel mare, grazie alla grande massa di detriti sempre più fini che i fiumi trasportano.
Le pianure possono anche essere originate da grandi movimenti della crosta terrestre. Le pianure di origine tettonica si sono formate milioni di anni fa in seguito allo sprofondamento del terreno: è il caso del Campidano in Sardegna.
Le pianure da sollevamento si sono invece formate in seguito al sollevamento dei fondali marini, dovuto allo scontro tra le placche tettoniche: è il caso del Tavoliere delle Puglie.
Osservando la carta d’Europa, noterai che gran parte del suo territorio è occupato da pianure: esse costituiscono circa i due terzi della superficie del continente.
Le pianure nord-orientali sono le più antiche, frutto dell’erosione di antichissimi rilievi. Invece, le pianure centro-meridionali sono quelle più giovani, in prevalenza di tipo alluvionale. A ognuna infatti corrisponde il corso di un fiume: per esempio il Po per la Pianura Padana, il Danubio per la Pianura Ungherese e la Valacchia.
Esistono poi altre pianure di più limitate estensioni, soprattutto in prossimità delle coste, interposte tra il mare e i primi rilievi.
Osserviamo sulla carta le principali pianure europee. Procedendo dall’Atlantico verso gli Urali, troviamo il Bassopiano Francese, la Pianura Olandese, il Bassopiano Germanico e, infine, il Bassopiano Sarmatico, la più estesa area pianeggiante d’Europa. A nord di questa fascia sono in gran parte pianeggianti l’Irlanda, la Gran Bretagna, la penisola dello Jutland (Danimarca), lo Svealand (Svezia meridionale) e il Ripiano dei Laghi in Finlandia. Nell’Europa meridionale le pianure sono limitate a porzioni più ristrette di territorio. Da ovest verso est troviamo: la pianura dell’Andalusia, corrispondente alla valle del fiume Guadalquivir, e la Piana dell’Ebro (entrambe in Spagna); la Pianura Padana in Italia; la Pianura Ungherese; la Valacchia (Romania). In Europa esiste una sola grande depressione: è la Depressione Caspica che, al pari del lago da cui prende il nome (Mar Caspio), si trova sotto il livello del mare (-26 metri).
La pianura è un territorio quasi completamente piatto, facile da attraversare perché non ci sono rilievi e facile da coltivare per la presenza dell’acqua dei fiumi. Per questi motivi le pianure costituiscono le zone maggiormente abitate d’Europa.
Ma non è stato sempre così: nel Medioevo erano ricoperte da foreste e paludi, ambienti inadatti all’insediamento umano.
Nell’XI secolo, però, gli uomini iniziarono a disboscare per sostituire le foreste con campi e pascoli per il bestiame. Anche molte paludi sono state bonificate e trasformate in terreni coltivabili. La distruzione delle foreste divenne massiccia a partire dal XIX secolo, in seguito alla forte industrializzazione. Ai boschi si sono così sostituite le grandi aree urbane e industriali, con il loro paesaggio fatto di fabbriche, strade, ferrovie e vaste estensioni di campi coltivati.
Il paesaggio della pianura è quindi quello più modificato dall’uomo. L’unica eccezione è rappresentata dalle pianure dell’Europa nordica dove, per ragioni climatiche, non sono possibili le coltivazioni.
Boot Country, il “Paese-stivale”: così definiscono l’Italia alcuni libri di geografia dei Paesi di lingua anglosassone. E l’Italia, infatti, è proprio una penisola dalla curiosa forma di stivale (di cui la Puglia rappresenta il tacco) che si protende nel Mar Mediterraneo. Questo “stivale” è percorso da una serie di catene montuose, colline e pianure che andremo a scoprire insieme.
Dal satellite la catena delle Alpi si presenta come un arco esteso da ovest a est, dalla Francia alla Croazia. Sono visibili i solchi delle grandi vallate alpine: la Valtellina a nord del Lago di Como e la Valle dell’Adige. L’Italia condivide con la Francia la cima del Monte Bianco (4810 m) e con la Svizzera quella del Cervino (4478 metri).
Per tradizione dividiamo le Alpi in tre sezioni:
Gli Appennini, come le Alpi, sono un sistema montuoso giovane, ma hanno profili più dolci e arrotondati. Le altitudini sono più modeste: superano raramente i 2000 metri e sfiorano i 3000 solo con il Gran Sasso. A differenza delle Alpi, gli Appennini non sono formati da una sola catena, ma da fasci di catene parallele particolarmente numerose nei settori centrale e meridionale. Gli Appennini si allungano per oltre 1300 km, da nord a sud, e si distinguono in tre sezioni:
Il territorio italiano è occupato per oltre il 41% da rilievi collinari.
Appena il 23,2% del territorio italiano è costituito da pianure e oltre la metà è occupata dalla Pianura Padano-Veneta a nord, nota anche come Pianura Padana.
La Pianura Padana comprende due paesaggi differenti, l’alta e la bassa pianura.
A ridosso delle Alpi si trova l’alta pianura, asciutta e in genere poco fertile per via del terreno ghiaioso e permeabile; infatti, vaste zone sono incolte e rivestite dalla brughiera. Nell’alta pianura la presenza di numerose vie di comunicazione e l’abbondante produzione di energia idroelettrica fornita dai corsi d’acqua hanno favorito lo sviluppo industriale. L’acqua filtrata nel sottosuolo dell’alta pianura sgorga nella bassa pianura lungo la fascia delle risorgive o fontanili. La bassa pianura è quindi il centro dell’agricoltura che necessita di abbondante acqua: qui si ottengono le più alte produzioni di riso, frumento e granoturco in Italia.
Le aziende agricole sono il segno più evidente di questa realtà economica: di grandi e medie dimensioni, fanno capo ai “casali”, isolate cascine plurifamiliari, dove il lavoro è quasi interamente meccanizzato; si utilizzano trattori, seminatrici, mietitrebbiatrici, macchine per il taglio, il carico e l’immagazzinamento automatico del foraggio. Molto importante è anche l’allevamento del bestiame per la produzione di latte e carni insaccate.
La fascia pianeggiante toscana e laziale (la Maremma e l’Agro Pontino) è stata quasi del tutto bonificata, mentre fino agli inizi del secolo scorso era una distesa paludosa; oggi i terreni sono diventati campi di grano, barbabietole, ortaggi e frutteti.
Di origine vulcanica è la fertile Pianura Campana. Qui prosperano tutte le colture e ogni metro di terra appare lavorato. I centri abitati sono molto fitti e le campagne densamente popolate. Diffuso è anche l’allevamento, in particolare dei bufali.
Il Tavoliere delle Puglie è la più ampia pianura dell’Italia meridionale. Per secoli è stato paludoso lungo la costa e arido nella parte interna; oggi il Tavoliere è diventato una delle zone più produttive del Paese, grazie alle bonifiche e alla costruzione di acquedotti.
In Sicilia la Piana di Catania, formata dalle alluvioni del fiume Simeto, è stata anch’essa ricoperta e resa fertile dalle ceneri dell’Etna. È così diventata una zona di agricoltura fiorente e ricca di agrumeti.
Secondo la mitologia greca, Atena, dea della saggezza, e Poseidone, dio del mare, erano in competizione per il possesso della regione dell’Attica, la cui capitale era Atene. Decisero quindi di fare un dono agli ateniesi lasciando a Zeus il compito di decidere quale fosse il migliore. Poseidone offrì un cavallo nato dalla schiuma delle onde e Atena un albero di olivo. Fu quest’ultimo a essere scelto, in quanto il più utile per gli uomini.
Per crescere, l’olivo richiede un clima particolare, privo di sbalzi termici troppo bruschi fra le varie stagioni, e una temperatura non troppo calda e che non scenda sotto lo zero. Per il resto, è una pianta che ben si adatta ai terreni più difficili ed è in grado di svilupparsi tra le pietre e le rocce grazie alle radici che penetrano in profondità per cercare l’umidità. La coltivazione è praticata in prevalenza lungo le coste perché, a mano a mano che si penetra verso l’interno, diminuisce l’influsso mitigatore del mare e il clima diviene progressivamente più rigido e meno adatto allo sviluppo della pianta.
Il prodotto più pregiato che si ricava dalla spremitura delle olive è l’olio. I maggiori produttori di olio d’oliva sono i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, il mare che crea le condizioni ottimali per la coltivazione della pianta. L’Unione Europea distingue due grandi categorie di olio d’oliva: