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Giuseppe Parini - Il Giorno, Il Mezzogiorno 1765, vv. 503-556
La «vergine cuccia»
Introduzione

Il brano che leggiamo è probabilmente il più famoso del Giorno. Durante il pranzo al quale partecipano individui molto bizzarri, prende la parola il nobile vegetariano che con il suo discorso accusa coloro che uccidono gli animali per farne cibo. La dama allora interviene ricordando un fatto atroce accaduto alla sua cagnetta, colpita dal calcio di un servo.
«Pera colui che prima osò la mano
armata alzar su l’innocente agnella,
505e sul placido bue: né il truculento
cor gli piegàro i teneri belati
né i pietosi mugiti né le molli
lingue lambenti tortuosamente
la man che il loro fato, ahimè, stringea».

510Tal ei parla, o Signore; e sorge intanto
al suo pietoso favellar dagli occhi
de la tua Dama
dolce lagrimetta
pari a le stille tremule, brillanti
che a la nova stagion gemendo vanno
515dai palmiti di Bacco entro
commossi
al tiepido spirar de le prim’aure
fecondatrici.
Or le sovviene il giorno,
ahi fero giorno!
allor che la sua bella
vergine cuccia de le Grazie alunna,
520giovenilmente vezzeggiando, il piede
villan del servo con l’eburneo dente

segnò di lieve nota: ed egli audace
con sacrilego piè lanciolla: e quella
tre volte rotolò; tre volte scosse
525gli scompigliati peli, e da le molli
nari soffiò la polvere rodente.

Indi i gemiti alzando: aita aita
parea dicesse; e da le aurate volte
a lei l’impietosita Eco rispose:

530e dagl’infimi chiostri i mesti servi
asceser tutti; e da le somme stanze
le damigelle pallide tremanti
precipitàro. Accorse ognuno; il volto
fu spruzzato d’essenze a la tua Dama;
535ella rinvenne alfin: l’ira, il dolore
l’agitavano ancor; fulminei sguardi
gettò sul servo, e con languida voce
chiamò tre volte la sua cuccia: e questa
al sen le corse; in suo tenor vendetta
540chieder sembrolle: e tu vendetta avesti

vergine cuccia de le grazie alunna.

L’empio servo tremò; con gli occhi al suolo
udì la sua condanna. A lui non valse
merito quadrilustre; a lui non valse
545zelo d’arcani uficj: in van per lui
fu pregato e promesso; ei nudo andonne
dell’assisa spogliato ond’era un giorno
venerabile al vulgo. In van novello
Signor sperò; ché le pietose dame
550inorridìro, e del misfatto atroce
odiàr l’autore.
Il misero si giacque
con la squallida prole, e con la nuda
consorte a lato su la via spargendo
al passeggiere inutile lamento:

555e tu vergine cuccia, idol placato
da le vittime umane, isti superba.



G. Parini, Il Giorno, vol. I, edizione critica a c. di D. Isella; vol. II, commento di M. Tizi, Fondazione Pietro Bembo/Guanda Editore, Parma 1996.